L’installazione è composta da quattro parti: al centro della sala incombe un enorme turbine nero, che dialoga con un album di schizzi, un quadro e una scritta sul muro. Che cosa rappresentano?
L’esposizione si apre con un disegno, dopodiché passa dalla scultura alla poesia e termina con la citazione latina:
“Misterium Tremendum et Fascinans”.
Il bozzetto è la fase progettuale della mostra, mentre l’opera principale raffigura la patologia sotto forma di un vortice nero. È un incubo gigantesco e opprimente come lo sono in genere i problemi, quando ci sembrano insormontabili. Il quadro invece rappresenta il lato razionale che emerge una volta accettata la malattia. Infatti è costruito con lo stesso materiale plastico del ciclone, ma ha un aspetto geometrico e ordinato.
L’installazione si conclude affermando che l’idronefrosi è un “mistero tremendo e affascinante”. Questa frase si ispira anche alle parole dello scultore spagnolo Eduardo Chillida (1924-2002): “Disegnare è bello e tremendo, perché con una linea io chiudo il mondo, ma con l’altra lo divido”.