Tuttavia l’oggetto è silente, non parla. Per carpire le sue informazioni bisogna metterlo in un luogo asettico de-contestualizzato e analizzarlo da un punto di vista freddo e distaccato.
Proprio come un manufatto dentro la teca di un museo, il reperto di una scena del crimine o il corpo di un defunto steso sul tavolo di un obitorio. Infatti il punto di vista delle fotografie è quello di un osservatore esterno. Non possiamo toccare gli oggetti, tuttavia essi ci costringono a pensare.
Lo strato di plastica che li avvolge ci provoca un senso di straniamento. È una barriera sottile che ci spinge a uscire dalla nostra zona di comfort, instillandoci dubbi e incertezze. In questo modo Davies Zambotti ci rende partecipi della sua opera.