DIETRO QUESTO PONTEGGIO C’È IL MURALE DI CUI ABBIAMO BISOGNO

01/08/2019 Off By Tecla
DIETRO QUESTO PONTEGGIO C’È IL MURALE DI CUI ABBIAMO BISOGNO

Sabato 3 agosto 2019 il Museo d’Arte Urbana (MAU) di Torino inaugura l’opera di Hector “Mono” Carrasco (1). Il famoso muralista cileno giunto in Italia nel 1974, dopo la presa di potere di Augusto Pinochet.

Il suo grandioso murale, alto quasi 10 metri, comunica un messaggio d’amore che si oppone alla discriminazione razziale. Per Mono il dipinto è una “goccia d’acqua”. Un piccolo-grande gesto che porta con sé la speranza di un futuro migliore (2).

Scopri il dipinto leggendo il racconto dell’artista!

Un murale contro il razzismo

Parlaci del murale che stai dipingendo in questi giorni al Museo d’Arte Urbana di Torino.

Sono stato chiamato dal MAU di Torino per realizzare un dipinto a tema libero. Perciò – dati i tempi che corrono in Italia e nel mondo – mi è sembrato doveroso creare un’opera sulla condanna assoluta del razzismo imperante.

Il soggetto del murale sono le due figure – idealmente un bianco e un nero – che si tengono per mano. Il loro gesto rappresenta l’unione fra gli uomini. 

Inoltre ho aggiunto altri tre simboli: il primo è il filo spinato che parte dal basso e man mano che sale passa dal grigio ferro al grigio chiaro; il secondo è rappresentato dalle colombe, nate dalla metamorfosi del filo spinato, che si librano nel cielo azzurro; infine il terzo è il sole, questo grande astro che simboleggia la vita.

Un'opera d'arte collettiva

Oltre ad affrontare un tema attuale e molto forte, il tuo dipinto ha un’altra particolarità. Di cosa si tratta?

La particolarità di questo murale è che non lo faccio da solo. Ho chiesto al direttore del MAU, Edoardo Di Mauro, se potevo far partecipare la gente e mi ha risposto di sì. Di solito quando lo faccio i muri non superano i 3 metri di altezza. Invece questo dipinto è molto grande: è alto 9,5 e largo 7,5 metri. Quindi ho chiesto un ponteggio coperto e il più sicuro possibile. 

Finora sono venute circa 50 persone ad aiutarmi. È arrivata gente da tutto il Piemonte, e non solo. Le persone sono giunte per vari motivi: per passaparola oppure perché hanno letto il mio post su Facebook o semplicemente perché passavano di qui (3). 

Ad esempio si sono fermati due francesi che stavano andando a prendere un caffè. Io gli ho dato un pennello in mano e si sono messi a dipingere. Poi hanno cominciato a parlare. 

Secondo me il valore aggiunto di opere di questo tipo è il contatto umano. Parlare con la gente. Non solo della tematica del murale, ma anche di altre cose: della vita, dell’amore…

È bello lavorare con le persone! Soprattutto con il pubblico femminile. Infatti quelle che si impegnano di più sono sempre le donne. In genere sono molto più precise degli uomini. Anche se è giusto dire che nella traccia del disegno – che è la cosa più importante – sono stato aiutato da due ragazzi che lavorano con me da tanto tempo.

Ma ancora più bello è il legame che si è creato con il Borgo Campidoglio.

Inizialmente i cittadini erano incuriositi, dopodiché hanno partecipato attivamente al murale. Infatti sul ponteggio ho messo la bandiera cilena non tanto per sciovinismo patrio, ma per far vedere alla gente dove sono. 

Quindi gli abitanti del quartiere hanno visto prima la bandiera, poi i colori e le persone intente a dipingere. Così si sono avvicinati e hanno iniziato fare domande. Soprattutto mi ha fatto piacere constatare che approvano il messaggio dell’opera.

Il messaggio deve essere chiaro

Quanto è importante la chiarezza del messaggio in un’opera d’arte urbana?

Prima di pensare all’efficacia del messaggio, secondo me bisognerebbe cambiare la mentalità di quelli che si chiamano artisti.

Perché in genere sono molto individualisti. Quindi molte volte, magari senza volerlo, si chiudono a riccio e non si relazionano con il pubblico. Ma è difficile trasmettere un messaggio se non si parla con la gente.

Detto ciò, il contenuto dell’opera deve essere molto chiaro. Infatti cerco sempre di far capire la simbologia dei miei dipinti. 

Ti racconto una storia divertente. Un giorno stavo facendo un murale che raffigurava un quetzal, il passero del Guatemala. Il muro si trovava dietro un supermercato, di fronte al parcheggio delle auto. Avevo appena terminato il dipinto e stavo scendendo dalla scala, quando passa una donna con un bambino. Il piccolo guarda il dipinto e dice: “Mamma, hai visto che bella gallina?”.

Questo per farti capire che se il soggetto non è chiaro, il significato dell’opera può essere frainteso. Dunque l’immagine deve essere comprensibile, poi può piacere o non piacere. Il gusto personale è anche una questione di sensazione. Soprattutto quando il dipinto trasmette un messaggio politico è facile trovare qualcuno a cui non piace. Ci sta! Siamo per la libertà di opinione. 

Condividere la tematica del murale comporta un impegno personale. In questo caso non ci sono mezzi toni: o stai da una parte o dall’altra.

L'arte può cambiare il mondo?

Secondo te l’arte ha il potere di cambiare la mentalità della gente? Può aiutarci ad abbattere i pregiudizi?

È una goccia d’acqua. Io parto dalla premessa che da soli non si fa niente. Per questo ho deciso di creare un’opera d’arte collettiva. 

Io dico sempre: questa è la mia goccia d’acqua. Se poi anche gli altri iniziano a mettere le proprie gocce nel loro lavoro, sono certo che riusciremo a fare un mare. Ma non è così semplice!

Note

(1) L’inaugurazione del murale è il 3 agosto 2019, dalle ore 18 alle 23, nel cortile di via Rocciamelone 9 a Torino. L’ospite speciale della serata è l’atleta nigeriana Daisy Osakue. Insieme a Carolina Lara, con i balli ancestrali del Cile e il cantautore argentino Miguel Angel Acosta. L’evento è in collaborazione con la birreria Dogana Torino di via Rocciamelone 12 -> Leggi qui.

(2) L’opera è stata prodotta con la collaborazione di Cabina dell’Arte Diffusa di Daniele D’Antonio.

(3) Il murale è iniziato giovedì 18 luglio 2019 ed è terminato il lunedì successivo. L’intervista mi è stata rilasciata da Mono Carrasco venerdì 19 luglio, quando ho dipinto insieme a lui. 

(4) Foto DEGENEratA ©2019.