Nata a Kabul, ma danese d’adozione, Zuhra Hilal riflette sulla percezione della donna nella società contemporanea. I suoi ricami diventano protagonisti di installazioni, performance, poster e video che si concentrano in particolare sul tema della sessualità femminile.
In occasione del soggiorno torinese l’artista presenta un’indagine sulla pelle dal titolo Surface. Tre tessuti appesi alle pareti denunciano la società dei consumi, che impone alla donna una cura ossessiva del proprio corpo. I segni della pubertà, del parto e dell’invecchiamento non sono ammessi, perché sono motivo di discriminazione.
Il telo più grande riproduce la superficie dell’epidermide al microscopio con i pori, le macchie e i peli chiaramente visibili. Viceversa i due ricami mostrano la stratificazione interna della pelle. Un aspetto invisibile ad occhio nudo, ma che ci rende simili gli uni con gli altri.