GLI ESORDI DI BLU A MILANO – Parte 2

28/10/2019 Off By Tecla
GLI ESORDI DI BLU A MILANO – Parte 2

Con il dipinto Super Fluo il giovane Blu riesce a conquistarsi il rispetto di tutti gli artisti invitati all’Urban Edge Show (1) di Milano. Compreso un mostro sacro della street art: Shepard Fairey, in arte Obey.

Scopriamo insieme la storia del murale André the Diver!

Il giovane Blu e il grande Obey

Blu conosce il grande street artist americano, quando esegue Super Fluo nel padiglione grande dell’Urban Edge Show di Milano. Obey rimane molto colpito dalle sue abilità, così gli propone di realizzare un’opera a 4 mani. Insieme escono dal padiglione e si recano due sale più avanti, vicino all’ingresso dello Spazio P4. Dopodiché scelgono di eseguire il murale su una zona particolarmente difficile: un soffitto obliquo attraversato da cavi elettrici, travi e tubature.

Blu disegna un grosso palombaro arancione con tenaglie al posto delle mani, che sollevano i resti sanguinanti di un piccolo uomo bianco. Il gigante carnefice ha l’aspetto del logo di Obey, ossia il volto di André René Roussimoff. Il famoso wrestler e attore francese, detto anche André the Giant per via della sua mole (2).

Il pezzo, soprannominato André the Diver (3), affronta il tema del rapporto morboso tra l’essere umano e la macchina. Secondo Blu la tecnologia – se utilizzata in maniera impropria – causa effetti disastrosi sugli uomini. Li infetta, trasformandoli in essere meccanomorfi oppure in fantocci abbigliati con maschere, tute e caschi che nascondono la loro identità.

Bibliografia

Note

  1. Leggi GLI ESORDI DI BLU A MILANO – Parte 1 e Parte 3.
  2. Nel 1989 Obey stilizza il volto del wrestler, creando degli adesivi che poi diffonde in molte città statunitensi. L’artista intitola la campagna André the Giant has a Posse. In questo modo dà vita a un esperimento mediatico per testare le reazioni del grande pubblico. Infatti quest’ultimo non è abituato a vedere un’immagine pubblicitaria totalmente priva di senso. In seguito il logo cambia nome in Obey the Giant, diventando il marchio di fabbrica di Shepard Fairey.
  3. Ho scelto questo soprannome, perché riprende il titolo del manifesto di Obey – André the Giant – incollato sul viso del palombaro. 
  4. La fonte principale di questo articolo è la mia corrispondenza personale con Microbo del 2017. È lei a testimoniare la collaborazione tra Blu e il grande artista statunitense, invitato a Milano – e per la prima volta in Italia – dai curatori del festival.