Altierjinga è la tua personale curata da Quasi Quadro di Torino. La mostra analizza il fenomeno della realtà digitale e il suo impatto sulla sfera percettiva ed emotiva delle persone. Parlaci di questo nuovo progetto.
Altierjinga è il prologo di un discorso che ho intenzione di affrontare nelle prossime mostre. Il suo scopo è aiutare lo spettatore a comprendere la sua condizione psicofisica. Infatti il movimento che percepisce osservando l’installazione in realtà non esiste. È un effetto ottico creato da due fotografie sovrapposte che il cervello non riconosce e cerca di interpretare secondo uno schema logico.
Questo è un fenomeno insito nella natura umana. Ad esempio gli uomini usano la logica, quando vogliono creare qualcosa di nuovo. Tutto ciò mi serve per spiegare la problematica dell’era digitale.
Il computer e internet sono strumenti di lavoro costruiti con una logica di funzione aliena da emotività. I social network sono delle piattaforme basate sulla relazione umana. Tuttavia non sono in grado di simularla, perché l’emotività non ha posto nella realtà digitale.
Questa dimensione sta iniziando a fondersi sempre di più con il mondo reale. Dunque l’obiettivo della mia ricerca è trovare una soluzione che riesca a colmare la lacuna emotiva dei social.