Parlami del servizio fotografico.
Lo shooting è un percorso che ha portato al video. Infatti rispetto a quest’ultimo è stato molto più controllato. Durante gli scatti ho stabilito un rapporto 1 a 1 con la performer, cercando di costruire e di comporre. Proprio come si fa in scultura: costruire sopra un altro corpo e comporre la posa.
All’inizio non sapevo a cosa andavo incontro. Tutto era in divenire. Infatti anche la scelta dell’argilla – il materiale classico per eccellenza – è stata molto importante. La sua duttilità e capacità espressiva mi ha permesso di portare l’azione fino all’errore e alla rinuncia.
Poi nel risultato finale – fissato attraverso la fotografia – sono stati fondamentali i membri dello staff che mi hanno aiutato. È stato un piacevole lavoro d’equipe sotto la mia regia. Un progetto corposo costruito in modo molto tecnico, ma con grande umiltà nell’agire.