IL TEMPO DELL’ARTE | 4 artisti alla Galleria Moitre di Torino

07/03/2019 Off By Tecla
IL TEMPO DELL’ARTE | 4 artisti alla Galleria Moitre di Torino

Dal 15 febbraio al 9 marzo 2019 la Galleria Moitre di Torino ospita la collettiva Sospesi. La mostra, a cura di PROGETTOHECATE (1), presenta le opere di quattro giovani artisti: Stefania Mazzola, Marco Gagliardi, Bahar Heidarzade e Luca Olivieri.

Essi giocano col tempo cairologico (2). Un tempo che si differenzia da quello cronologico, inteso come scorrimento continuo, poiché è scandito da istanti in cui è opportuno compiere un’azione. Kairos infatti è il momento propizio per fare qualcosa, la situazione ideale per cogliere la palla al balzo. È il tempo che governa la produzione artistica.

Il tempo del pensiero | Luca Olivieri

La seconda sala dello spazio espositivo ospita i progetti di Luca Olivieri. Il suo è il tempo del pensiero che connette l’arte visiva alla scrittura. Per la Galleria Moitre ha ideato due installazioni e un’opera site specific. Quest’ultima, collocata sulla parete di fondo, è un Muro di parole che rappresenta la forma di un libro. Qui l’artista ha seguito il corso dei suoi pensieri, che hanno dato vita a frasi, poesie e racconti. L’opera è un work in progress che si concluderà al termine della mostra.

Sulla parete sinistra troviamo un’installazione composta da fogli di carta A4 disposti su linee verticali parallele. Sono le 96 pagine della guida spirituale intitolata La nube della non conoscenza. Luca Olivieri aveva scaricato il libro con l’intenzione di leggerlo. Ma al momento della stampa si è verificato un bug, che ha trasformato le parole in codici. L’errore avvenuto durante il processo ha portato davvero ad una “non conoscenza”, poiché ha reso il testo illeggibile.

A destra invece troviamo due composizioni di buste da lettera disposte a forma di rombo. In questo caso l’artista ha voluto stravolgere il sistema della comunicazione, scrivendo all’esterno delle buste anziché all’interno. L’opera ruota attorno alla volontà di esternare i propri pensieri, sempre vincolati allo stato d’animo del momento:

Ho sempre la stessa paura di essere ciò che è stato seppellito (3).

Anche questo è un lavoro incompiuto che giungerà al termine entro la data del finissage.

Il tempo della musica | Bahar Heidarzade

Nella prima sala segue l’opera di Bahar Heidarzade, artista iraniana fuggita dal suo Paese sei anni fa. In Iran non era libera di esprimersi. Come donna in pubblico le era impedito di mostrarsi, parlare liberamente, danzare, ascoltare e suonare la musica.

I ricordi della sua terra natia continuano a ossessionare la sua mente e il suo lavoro. L’installazione è fatta di rotoli di carta scritti in farsi, la lingua persiana, e affiancati a strumenti musicali. In quest’opera l’artista si riappropria del suono, della danza e del segno. Di tutto ciò che fino a poco tempo prima le era negato.

Bahar Haidarzade usa i rotoli di carta, perché grazie ad essi è in grado di scrivere e danzare ascoltando la musica. Il suo è un atto rituale e politico. Traccia segni a carbone quando la melodia le rievoca ricordi strazianti e usa l’inchiostro quando i suoi pensieri sono belli e soavi. 

Il tempo della luce | Marco Gagliardi

Sempre proseguendo verso l’ingresso incontriamo le cianotipie di Marco Gagliardi. L’artista usa un antico metodo di stampa fotografica dal tipico colore Blu di Prussia. Questa tecnica sfrutta il tempo atmosferico e il sole. Infatti l’intensità del colore della stampa dipende dalla durata dell’esposizione alla luce. Se il tempo è poco clemente la tinta risulterà più tenue.

L’installazione è formata da due parti. Nella prima le stampe si trovano su un taccuino aperto a forma di scala, sostenuta da un filo rosso. La seconda invece è una sorta di pala d’altare costruita con quattro stampe: una di grandi dimensioni e tre più piccole disposte sotto la prima a mo’ di predella.

L’idea dell’artista è quella di collegare la terra alla dimensione spirituale del cielo. Ciò avviene sia con la figura ascensionale della scala, sia attraverso la forma del classico oggetto di devozione religiosa. Il risultato è una raccolta di immagini che congelano il tempo e la luce.

Il tempo del gioco | Stefania Mazzola

Accanto all’entrata della galleria troviamo poi la serie grafica di Stefania Mazzola. I disegni si basano sul senso dell’useless, ossia dell’inutilità, del valore apparente. L’artista ha voluto incentrare questo tema sul gioco. Questo perché nella nostra società non è visto di buon occhio. La frenesia della vita quotidiana ci impone infatti di concentrarci su attività produttive. Quindi giocare è considerato un passatempo frivolo. 

Per comunicare questo aspetto Stefania Mazzola riproduce le plance di dieci giochi basati sulla tria. Giochi d’intelligenza che richiedono tempo. Di fatto anche la tecnica dai lei usata è molto lenta. Si tratta di grafite polverizzata e poi applicata su carta con l’ausilio di panni e stracci. Un procedimento minuzioso, quasi maniacale, che induce a riflettere su come noi spendiamo il nostro tempo e come le nostre azioni vengano giudicate dagli altri.

Note

(1) PROGETTOHECATE è un collettivo di tre giovani artiste, provenienti da ambiti disciplinari diversi, che presenta una nuova prospettiva curatoriale. Sono Laura Faraone, Valentina Serra Rotundo e Annalisa Pascai Saiu. Il loro progetto, tutto al femminile, integra molteplici linguaggi espressivi: dalla scrittura alla musica, dall’arte visiva a quella performativa. 

(2) Leggi il comunicato stampa.

(3) Frase di Luca Olivieri.

(4) La fonte principale di questa recensione è l’intervista alla curatrice Laura Faraone rilasciatami il 15 febbraio 2019.