LA MAGIA DEL COLORE | Intervista a Ottavia Plazza

31/01/2019 Off By Tecla
LA MAGIA DEL COLORE | Intervista a Ottavia Plazza

Lo Spazio Buonasera di Torino è un laboratorio sperimentale di arte contemporanea. Dall’11 gennaio al 9 febbraio 2019 ospita la mostra personale di Ottavia PlazzaChe il mondo intero sia di polvere rossa.

Che il mondo intero sia di polvere rossa

Inizia col raccontarmi il tuo intervento allo Spazio Buonasera.

Che il mondo intero sia di polvere rossa è un progetto che avevo in mente da più di un anno. Come ben sai, l’intento dell’associazione è quello di modificare lo spazio. Raramente non ci siamo soffermati su questo focus. Lo Spazio Buonasera è un ambiente libero, dove gli artisti possono tirare fuori il meglio dal proprio lavoro.

Quindi ho pensato di modificare lo spazio. Inizialmente la mia intenzione era quella di costruire una stanza chiusa all’interno della sala. Ma alla fine ho deciso di trasfigurare tutto l’ambiente: dal pavimento alle pareti, escluso il soffitto.

L’opera si lega a una precedente mostra che ho fatto a Francoforte dal titolo Il Portico di Ottavia, che prende il nome dai resti del famoso monumento romano. Negli ultimi due anni mi sono concentrata sulle architetture, in particolare sulla forma delle colonne. 

L’intervento allo Spazio Buonasera rappresenta dunque la sintesi di questa ricerca. Il mio obiettivo è rendere protagonista il colore, portandolo su una finta architettura.

Il palazzo di Cnosso

A cosa ti sei ispirata per creare questa architettura effimera?

All’arte minoica del palazzo di Cnosso. Un luogo che mi affascina da sempre, dove l’architettura si confonde con la pittura. Mi sono concentrata in particolare sulla colonna, che è molto diversa da quella classica greco-romana. Infatti, a differenza di quest’ultima, non vuole dare un’idea di austerità. È una colonna massiccia e colorata che si impone nell’ambiente circostante. 

Allo stesso tempo sono molto attratta dalla pittura di Pompei e, in generale, dalla tecnica dell’affresco. La sua funzione è quella di modificare lo spazio, raccontando una storia. Un altro aspetto su cui mi concentro molto è la necessità dell’uomo di creare delle immagini per esplorare altri luoghi. Luoghi che non ha mai visto, ma che vorrebbe vedere.

Il colore e la luce

L’installazione è costruita su un gioco di colore e di luce. Di fatto rimane un’illusione, o sbaglio?

Sì, la finta architettura dipinta su tela è accessibile. Ci puoi girare intorno, la puoi attraversare, ma rimane un’illusione. È tutto un gioco di colore: non è palpabile. Gli archi e le colonne sono bidimensionali. Anche il pastello sul muro, che riproduce un decoro del palazzo di Cnosso, è privo d’ombra. 

Questo rosso, questi colori, li ho trasferiti sui miei quadri. Dapprima sulle classiche tele montate su telaio, poi trasformandole per lavorare direttamente sullo spazio. Così ho iniziato a creare delle scenografie abitabili, che rivestono le pareti e il pavimento.

La luce è stata l’ultima idea che ho avuto. L’inaugurazione si è svolta di sera, perciò ho illuminato la sala con delle lampade dipinte per creare un’atmosfera soffusa. La sua funzione è anche quella di amplificare lo spazio, proiettando le ombre sul soffitto. Questo dà l’impressione di stanza ancora più piccola, più raccolta. 

Il pubblico

La sera dell’inaugurazione c’era tantissima gente. Quali sono state le reazioni del pubblico di fronte al tuo lavoro? 

I visitatori affollavano l’ingresso dello spazio. Qualcuno mi ha persino chiesto se doveva togliersi le scarpe prima di entrare.

Il loro sguardo era quello di chi alza la testa e vede una luce accesa dentro una casa. Nota un particolare dell’ambiente, si sofferma per un attimo e poi distoglie timidamente lo sguardo, temendo di spiare nell’intimità del proprietario.

È questa la sensazione che ho avuto osservando le persone che sono venute a vedere la mia mostra.

Note

Le foto sono state gentilmente concesse dallo Spazio Buonasera di Torino.