LA PERA BRUTTA DIVENTATA OPERA D’ARTE

08/10/2019 Off By Tecla
LA PERA BRUTTA DIVENTATA OPERA D’ARTE

Dal 12 settembre al 13 ottobre 2019 l’Associazione Quasi Quadro di Torino ospita Doppio Scarto di Emanuela Ascari. Una mostra fotografica che vuole far riflettere sull’atteggiamento dell’uomo nei confronti dell’ambiente.

Leggi il racconto entusiasmante dell’artista!

Perché doppio scarto?

La mostra “Doppio Scarto” presenta due lavori artistici inediti, ispirati all’agricoltura biologica e biodinamica. Spiegaci il significato del titolo.

Doppio Scarto è stato proposto da Giovanni Cervi, l’autore del testo critico della mostra. Il titolo mette in relazione due progetti fotografici nati in parallelo, ma autonomi.

Infatti entrambi sono il risultato della mia ricerca sull’agricoltura biologica e biodinamica svolta tra il 2015 e il 2016. In questo periodo ho intrapreso un viaggio, chiamato Ciò che è vivo – Culture tour. Per due mesi ho girato l’Italia facendomi ospitare da aziende agricole, dove ho portato un’installazione itinerante. Durante questa esperienza ho appreso i principi, i metodi e le normative su cui si basa la coltivazione biologica.

L’esposizione si apre con la serie fotografica Non conforme, che rappresenta il primo scarto. Si tratta di uno scarto reale. Perché mostra la frutta che non rispetta gli standard di vendita della grande distribuzione. Invece nella sala successiva la parola scarto assume un altro significato. In questo caso si intende lo spostamento del punto di vista, che ci consente di modificare il nostro pensiero. Questo è insomma il secondo scarto.

Una forma non conforme

Siamo curiosi di conoscere la storia delle tue pere di scarto che – diciamo la verità – sono tutt’altro che brutte!

Infatti io le trovo bellissime! Ma a quanto pare non soddisfano i parametri estetici che ci spingerebbero a comprarle. La dimensione innanzitutto, perché sono più piccole rispetto a quelle sul mercato. Un altro fattore importante è la forma che non è armonica. E nemmeno il colore è uniforme.

Ti racconto la storia delle pere. Nel 2015 mi hanno contattato i proprietari di un’azienda che non faceva parte del tour. L’anno dopo sono andata a trovarli. In quel periodo la loro attività era in conversione, cioè stava effettuando il passaggio dalla coltivazione industriale a quella biologica. Perciò la vendita dei prodotti doveva ancora seguire le norme del mercato convenzionale.

Ad un certo punto mi sono trovata davanti a un cassone con delle pere di scarto. Quindi le ho selezionate, messe davanti all’obiettivo fotografico e nobilitate attraverso il ritratto.

Uno scarto del pensiero

Se la prima serie fotografica mostra immagini realistiche, la seconda si può definire “quasi” astratta. Ce ne vuoi parlare?

Certo, in quest’opera sono partita dalle cromatografie circolari del terreno. Una tecnica di analisi che ho appreso dall’agricoltura biodinamica. L’immagine che ne risulta non mostra l’elenco delle sostanze con la loro quantità, bensì il rapporto che esiste tra loro. In altre parole è un ritratto della vitalità del terreno, così come i primi sono ritratti di pere.

Ho fotografato queste cromatografie e invertito i colori, ottenendo un’immagine astratta che mostra un legame evidente tra la terra e il cielo. In questo modo veniamo proiettati in una dimensione in cui la Terra è un corpo celeste come tutti gli altri. Questo spostamento del punto di vista è quello scarto del pensiero che ci può far vedere il mondo in modo diverso.

L'immagine come didascalia

Quando è importante per te l’attenzione nei confronti del pubblico?

Molto importante, soprattutto durante l’allestimento della mostra. Infatti ho aggiunto la cromatografia originale proprio per fornire al pubblico alcune informazioni in più sulla nascita dell’opera.

Note

(1) L’intervista mi è stata rilasciata da Emanuela Ascari il 12 settembre 2019. 

(2) Le fotografie che ritraggono le pere provengono dall’archivio dell’artista, mentre tutte le altre sono di DEGENEratA ©2019