L’ARTE CONTRO L’IGNORANZA | 4 artisti allo Spazio Ferramenta di Torino

27/03/2019 Off By Tecla
L’ARTE CONTRO L’IGNORANZA | 4 artisti allo Spazio Ferramenta di Torino

Dal 19 marzo al 7 aprile 2019 lo Spazio Ferramenta di Torino ospita la mostra collettiva I think I’m dumb… But I have some glue. Il nuovo progetto espositivo di COLLA, il circuito di gallerie indipendenti torinesi.

Espongono quattro artisti rappresentati da ognuno di questi spazi: Alessandro Fara dalla Fusion Art Gallery INAUDITA, Otto D’Ambra dalla Burning Giraffe Art Gallery, Lavinia Raccanello dalla Galleria Moitre e Nicolò Calmistro dallo Spazio Ferramenta. Il titolo della mostra è curioso, poiché è formato da due versi tratti dalla canzone Dumb dei Nirvana (1993) che si traducono così: 

Penso di essere stupido… ma ho della colla.

Questa frase sottintende che gli artisti sono la colla della società. Il fine del lavoro artistico è quello di comunicare un messaggio. Si tratta di un’esperienza particolare, un punto di vista soggettivo, che diventa universale quando la gente si immedesima nell’opera e si apre a un momento di riflessione (1).

L’arte non rappresenta la verità, ma una delle possibili interpretazioni della vita contemporanea. Serve all’uomo per conoscere meglio sé stesso e tutto ciò che gli sta intorno.

Nicolò Calmistro

Lo Spazio Ferramenta presenta un lavoro del giovane Nicolò Calmistro, scultore di spazio, tempo, luce e calore. Il suo freezer è una specie di buco nero in cui la luce del laser passa attraverso due spazi temporali diversi, dal nostro a quello del congelatore. La bassa temperatura rallenta le molecole del raggio luminoso che diventa materico, cioè visibile ad occhio nudo.

“La luce è materia, così come lo spazio”.

L’artista è influenzato dallo studio dei fenomeni scientifici, e in particolare dalla fisica quantistica. Lo affascina l’effimero, gli elementi che all’uomo appaiono inconsistenti, ma che in realtà non lo sono. In questo modo Nicolò Calmistro ci insegna quanto sia sfocata e superficiale la nostra percezione del mondo.

Otto D'Ambra

La Burning Giraffe Art Gallery ha scelto di portare due incisioni di Otto D’Ambra. L’artista milanese vive da alcuni anni a Londra, dove si è innamorato della body art e ha perfezionato la tecnica del tatuaggio. I suoi lavori partono dal presupposto che gli esseri viventi fanno parte di un unico essere. 

Le opere raffigurano lo stesso soggetto: una caravella portoghese. Ma se la prima è un’incisione classica, una punta secca su zinco stampata su carta, la seconda è su plexiglas. In quest’ultima i tentacoli e la testa della medusa ricreano le forme dell’anatomia umana: le ossa del cranio e della colonna vertebrale. Il materiale è inciso a laser e illuminato da una fila di lampade a led. La luce si irradia sul supporto proprio come nell’acqua. Fino a quando non trova un ostacolo il disegno non si vede.

La straordinaria abilità tecnica di Otto D’Ambra gli permette di individuare le somiglianze formali esistenti in natura e di ricrearle. Attraverso un disegno realistico, egli dà vita a un nuovo bestiario ed erbario di cui facciamo tutti parte.

Alessandro Fara

Il progetto di Alessandro Fara si intitola Electri-City. È un video che fa parte di una serie ancora in fase di realizzazione, che terminerà a giugno con la sua prima mostra personale alla Fusion Art Gallery INAUDITA.

L’opera parla del rapporto dell’uomo con l’elettricità e come questo sia cambiato nel corso del tempo. Infatti agli albori dell’umanità il fenomeno elettrico era visto come qualcosa di sacro, di divino, e soprattutto di spaventoso. 

Mentre al giorno d’oggi, grazie ai progressi della scienza e della tecnica, l’essere umano è riuscito a piegare ai suoi voleri questo elemento. Tant’è che lo utilizziamo quotidianamente senza darci alcun peso. L’obiettivo dell’artista è quello di recuperare l’antico rapporto tra l’uomo e l’elettricità, mostrandoci la sua sublime e incredibile potenza.

Lavinia Raccanello

Lavinia Raccanello è l’artista rappresentata dalla Galleria Alessio Moitre. Il suo lavoro è incentrato su tematiche sociali, legate a determinati condizionamenti politici. L’opera in mostra è nata da un progetto sviluppato sulle basi navali in Scozia. Lavina Raccanello ha vissuto per diverso tempo insieme ai pacifisti del Faslane Peace Camp, punto di riferimento per coloro che si oppongono alla guerra e al militarismo.

A sostegno di queste idee l’artista ha immaginato di poter sollevare la base navale dall’acqua, così come una rete solleva un pesciolino. Quindi ha riprodotto un HMS Astute, un sottomarino d’attacco della Royal Navy, in equilibrio sopra un pezzo della rete di difesa della base militare scozzese. Quest’ultimo è stato tagliato dai peace camper durante un’azione di protesta.

Note 

Vedi il comunicato stampa

(1) Il titolo della mostra è formato da due versi estrapolati da un brano dei Nirvana, I think I’m dumb… But I have some glue, tradotto: “Penso di essere stupido… ma ho della colla“. In un periodo storico dove viene elogiata l’ignoranza e la stoltezza a fini propagandistici, gli artisti possono essere una voce fuori dal coro, un aiuto alla ragione, e attraverso le loro creazioni stimolare il pensiero e la curiosità di molti.