L’UNIONE DELLE ARTI: Design, Architettura e Fotografia | Intervista a Walter Vallini

14/02/2019 Off By Tecla
L’UNIONE DELLE ARTI: Design, Architettura e Fotografia | Intervista a Walter Vallini

Dal 2 al 28 febbraio 2019 la Fusion Art Gallery INAUDITA di Torino presenta Dialogo Incrociato. Il progetto artistico dell’architetto-designer Walter Vallini e del fotografo d’interni Davide Lovatti.

Dialogo Incrociato

Parlami della mostra che hai realizzato in collaborazione con Davide Lovatti alla Fusion Art Gallery INAUDITA di Torino.

Questa mostra nasce da un’idea mia e di Davide, un fotografo d’interni tra i più importanti in Italia, e non solo. Ci siamo conosciuti alcuni anni fa per motivi di lavoro e abbiamo pensato di realizzare questo progetto condiviso.

Davide ha fotografato tre case di 50 metri quadrati che ho progettato in tre località diverse: Berlino, Nardò e Torino. Alle foto ho abbinato i miei schizzi di ideazione delle case, formando dei collage che mostrano una visione a 360 gradi dello spazio. 

Le opere

Da qui il titolo “Dialogo Incrociato”, giusto?

Proprio così. La mostra è un “dialogo” tra un architetto-designer e un fotografo. Entrambi, per curriculum e vicende personali, abbiamo sempre navigato borderline producendo lavori tecnici accanto a quelli artistici.

Le opere esposte seguono tre fasi di realizzazione: la mia ideazione della casa, quindi il concept del progetto; gli spazi riletti attraverso l’obiettivo fotografico; e la combinazione di foto e disegni.

Lo schizzo rappresenta l’espressione concettuale dell’architettura. Per questa ragione ho scelto di inserire i disegni preparatori e non quelli definitivi. Mentre Davide ha scattato delle fotografie, che sottolineassero il pensiero alla base della costruzione di ogni ambiente.

L'allestimento

Come avete strutturato l’allestimento?

Per ogni casa ci sono due quadri che la rappresentano. Il primo è di grandi dimensioni, mentre il secondo ha un formato più contenuto. I quadri sono posizionati in modo che ci sia una relazione tra gli ambienti.

L’allestimento è studiato in modo tale che i collage vengano percepiti sia da vicino sia da lontano. In quest’ultimo caso, lo spettatore ha una visione completa della tridimensionalità degli ambienti. L’impressione è proprio quella di entrare all’interno dello spazio.

Il pubblico

Invece a livello emotivo, che cosa volete trasmettere al pubblico?

Non è facile capire che cosa percepiranno gli altri. L’artista crea delle situazioni, che aiutino lo spettatore a entrare in una dimensione emozionale. Poi ogni esperienza è soggettiva. La nostra idea è quella di far accedere il pubblico all’interno di uno spazio abitativo, attraverso un effetto prospettico creato dall’unione di foto e schizzi.

La cosa importante è percepire la natura multidisciplinare del progetto. In passato esisteva infatti una forte connessione tra tutte le dimensioni artistiche: pittura, scultura, architettura, fotografia… Al contrario, in questo momento storico si avverte una scissione tra i vari professionisti del settore. Ognuno vive nel proprio mondo e non conosce il lavoro altrui. 

La multidisciplinarietà ha sempre rappresentato un arricchimento personale e collettivo. Basta pensare alla storia di Giò Ponti, alla Vienna dei primi Novecento e a tutti gli operatori culturali che svolgevano progetti in comune. Perciò la nostra volontà di unire l’architettura alla fotografia vuole stimolare gli artisti a comunicare tra loro, condividendo le proprie competenze. Questo è il senso profondo della mostra.

Il libro

“Dialogo Incrociato” non terminerà con la mostra, ma darà origine a una pubblicazione. Ci vuoi anticipare qualcosa?

Sì. In un prossimo futuro, Davide ed io, presenteremo un libro curato nella parte grafica da Barbara Fragogna. Il libro conterrà i testi critici e le immagini della mostra. A queste ultime saranno associate delle parole chiave. Concetti che rappresentano, e vengono rappresentati, dalle fotografie e dai disegni che documentano gli ambienti.