Invece questo è un dono che mi è stato fatto da un curatore. Mi ha regalato una scatola di diapositive che aveva acquistato in un mercatino a Berlino.
E mi ha detto: “Solamente tu puoi farci un lavoro”.
Con queste diapositive si possono costruire tante storie, perché ignoriamo totalmente chi siano queste persone. Sono immagini delicatissime che ho voluto mettere in due lightbox dalla luce soffusa.
Nella prima mi pare di aver intuito che questo è il padre del bambino biondo. Il suo volto è all’interno di una sagoma cartonata. Quindi nella logica della rappresentazione del sé, delle maschere, di ciò che siamo oppure no, ho trovato questa immagine interessantissima.
Invece nella logica del vedersi visti, nella seconda lightbox, ho pensato di unire queste tre foto. Il bambino non guarda la macchina fotografica.
Mi viene in mente la poesia che compare ne Il cielo sopra Berlino, quando il bambino “non faceva facce da fotografo”.
L’ho messa in relazione con una foto che ha scattato mio nonno. Sono i piedi di mia madre e mia zia. Perché concettualmente rimanda all’idea dei passi e del viaggio.