Torino è una città apparentemente chiara ed ordinata, ma non si lascia cogliere con un solo colpo d’occhio, né raccontare da un unico punto di vista (1). Le sue strade nascondono moltissime sorprese, che solo un osservatore attento è in grado di svelare.
Lo sa bene EJ Mela, il misterioso artista che nel 2016 ha tappezzato il centro cittadino con le sue romantiche mattonelle. Non è facile scovarle, perché si trovano in angoli poco visibili, ai piedi di palazzi e monumenti storici. Ma chi riesce nell’impresa non può fare a meno di accennare un sorriso.
In genere le mattonelle sono bianche, talvolta nere, più raramente fucsia. Raffigurano tutte lo stesso soggetto: due innamorati che giocano con palloncini a forma di cuore nell’istante che precede un caldo abbraccio. Dell’autore #ej_mela non si conosce nulla, se non l’intenzione di comunicare un dolce messaggio d’amore.
L’articolo mostra la posizione di tre opere dell’artista, ma ne esistono molte altre. Una tranquilla passeggiata a Torino può quindi trasformarsi in un’emozionante caccia al tesoro.
1. Via S. Chiara
La prima mattonella si trova in via S. Chiara, nel cuore della movida torinese, all’ingresso del famoso locale Hafa Café.
2. Via Palazzo di Città
La seconda è posizionata sullo zoccolo dell’edificio antistante piazza Corpus Domini, in via Palazzo di Città.
3. Ponte Vittorio Emanuele I
La terza invece, la più diffusa sui social, è recentemente scomparsa. L’opera era collocata dietro il pilastro sinistro del Ponte Vittorio Emanuele I che si affaccia sulla Gran Madre. I segni lasciati sul muro mostrano che è stata asportata volontariamente.
Questo è il triste destino delle opere d’arte urbana, specie quelle non autorizzate, lasciate in balia del tempo e dell’azione dell’uomo. Il fatto di essere sulla strada, in un luogo pubblico, comporta anche il rischio che vengano trafugate.
Ormai la mattonella non farà più sorridere i passanti, che percorrono il ponte verso la chiesa-tempio.
Note
(1) Pierluigi Capra, Torino città di primati: 333 volte primi in Italia, Graphot, 2008.
(2) Le fotografie sono state scattate il 21 gennaio 2019, tranne quella dell’opera scomparsa che risale al 30 luglio 2016.