Raccontami la tua prima mostra personale, partendo dalla scelta del titolo. Perché “Sintonia Fragile”?
Innanzitutto perché in mostra ci sono opere che per me lavorano in sintonia. Inoltre sono tutte estremamente delicate. Finché restano immobili non c’è pericolo che si danneggino, ma nel momento in cui si cerca di spostarle diventano fragili. Anche adesso, senza accorgersene, uno spettatore potrebbe urtarne una e romperla.
Questa fragilità strutturale rispecchia il tipo di rapporto che ho con le persone. E anche quello di tutti coloro che si sentono fragili nel confronto con gli altri. Infatti molte delle sculture esposte (come l’Ologramma, il Ceppo con il marmo e la calamita, le due Sedioline, la Terra e la Luna…) rappresentano relazioni tra due persone.
Le mie opere non hanno sempre un significato. Quando le realizzo penso sempre a più situazioni, partendo dalle mie esperienze personali; dopodiché cerco di universalizzarle. Ragionare sui rapporti sociali, cercando di averne una percezione globale, è un lavoro riflessivo che faccio con me stesso.